Don Cicciuzzo e Fra’ Luca Pacioli

Dopo tante volte che in questo blog è stato nominato… finalmente è arrivato il suo momento!

Stiamo parlando del mitico Don Cicciuzzo, sacerdote di un piccolo paesotto dell’Italia di provincia.

Don Cicciuzzo è un prete sui generis, un po’ alternativo… fuori dalle righe insomma… con qualche difettuccio però: avete presente quei tipi che si credono di essere Elvis Presley e vanno in giro truccati come lui, vestiti in pelle attillata,  con chitarrina e basettoni? Bene… lui fa la stessa cosa, ma non con Elvis , bensì con il mitico Frà Luca Pacioli !

Don Cicciuzzo infatti è un Prete vestito da Frate che imita Luca Pacioli in tutto e per tutto e stressa i suoi paesani con i suoi famosissimi Giochi Matematici.

Siccome non si parla tanto in giro del Pacioli non mi lascerò sfuggire questa occasione… in particolare, sono costretto a farlo al fine di capire a fondo il personaggio Don Cicciuzzo.

Per la verità lo devo capire pure io perché me lo sto inventando adesso…

In figura compare il Ritratto di fra’ Luca Pacioli con un Allievo” (Guidobaldo da Montefeltro?) attribuito a Jacopo De’ Barbari, è un quadro (olio su tavola, cm 98 x 108) che si trova a Napoli nel Museo di Capodimonte. L’opera, pur essendo esposta nella Galleria Farnese, non fa parte della Collezione Farnese, trattandosi di un acquisto dello Stato italiano fatto nel 1903-1904.

Frà Pacioli studiò e completò la sua formazione a Venezia. Entrò nell’Ordine francescano nel 1470. Fu un insegnante di Matematica Perugia, Firenze, Venezia, Milano, Pisa, Bologna e Roma e viaggiò molto. Nel 1497 accettò l’invito di Ludovico il Moro a lavorare a Milano, dove collaborò nientepopòdimenoché con il mitico Leonardo da Vinci.

Sullo scorcio del 1499 con Leonardo abbandonò Milano minacciata dall’arrivo delle truppe francesi di Luigi XII per recarsi prima a Mantova alla corte di Isabella d’Este e quindi a Venezia. Per Isabella scrisse il trattato De Ludo Scachorum, prezioso manoscritto sul gioco degli Scacchi, introvabile per cinquecento anni e riconosciuto dal bibliofilo Duilio Contin tra i libri della Fondazione Coronini Cronberg di Gorizia, ospitati dalla Biblioteca Statale Isontina, nel dicembre del 2006.

Nel 1494 pubblicò a Venezia una vera e propria enciclopedia matematica, dal titolo Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni e Proportionalità”, scritta in volgare, come egli stesso dichiara (in realtà utilizza un miscuglio di termini latini, italiani e greci), contenente un trattato generale di Aritmetica e di Algebra, elementi di aritmetica utilizzata dai mercanti (con riferimento alle monete, pesi e misure utilizzate nei diversi stati italiani). Uno dei capitoli della Summa è intitolato “Tractatus de Computis et Scripturis”; in esso viene presentato per la prima volta il Concetto di Partita Doppia (e quindi: “Dare” e “Avere”,bilancio, inventario) che poi si diffuse per tutta Europa col nome di “Metodo Veneziano“, perché usato dai Mercanti di Venezia.

Tra il 1496 e il 1508 si occupò della stesura del De Viribus Quantitatis. Il testo principale è diviso in tre parti. La prima parte (“Delle forze naturali cioè de Aritmetica“) è certamente quella più importante per la storia della Matematica, perché costituisce una delle prime grandi collezioni di giochi matematici e problemi dilettevoli.

Nella seconda parte (“Della virtù et Forza lineare et Geometria“), Pacioli descrive una decina di giochi topologici che fino a poco tempo fa si credevano invenzioni più recenti (1550–1750).

L’opera si conclude con la terza parte, intitolata “De Documenti Morali Utilissimi“.

Nel 1509 pubblicò una traduzione latina degli Elementi di Euclide e un testo che aveva già concepito alla corte di Ludovico il Moro, il De Divina Proportione (1497), anch’esso stampato e pubblicato con Paganini, con le celebri incisioni dovute a Leonardo da Vinci raffiguranti suggestive Figure Poliedriche. Sono le questioni attinenti al Rapporto Aureo che danno il titolo al libro, che si estende poi a questioni cosmologiche e matematiche connesse ai Solidi Platonici e ad altre tipologie di poliedri; ed ancora a temi di architettura (presi a prestito da Vitruvio e da Leon Battista Alberti), a questioni relative alla Prospettiva (campo in cui attinge molto dall’opera del suo concittadino Piero Della Francesca ).

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Adesso capite perché Don Cicciuzzo è rimasto “folgorato” da questo personaggio?

Don Cicciuzzo Pacioli ne combinerà delle belle prossimamente su questo matto… anzi math-blog… non perdetelo di vista!!!

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3 Risposte a “Don Cicciuzzo e Fra’ Luca Pacioli”

  1. Mi piacerebbe leggere un articolo con Don Cicciuzzo e Zio Pippuzzo insieme…è possibile Tortp-Proff?

I commenti sono chiusi.